Sì, insomma, scopri che non puoi avere figli e la prima cosa che ti salta in mente è scriverci un libro?
Non è andata esattamente così.
La prima cosa che fai è piangere. La seconda pure.
Poi cerchi di razionalizzare, ma riesci solo a piangere di nuovo.
Allora per andare avanti ti inventi un modo per non impazzire, che è meglio mantenersi lucida, casomai alla fine un figlio poi arrivasse.
E il mio è stato scrivere. Scrivere quello che avevo vissuto e che stavo vivendo, ma non come un diario, che quelli sono fra le tante cose che non ho mai potuto sopportare.
Ho scritto a me, guardandomi da fuori. Ho scritto a me per darmi consigli.
Ho scritto a me di quel dolore che era mio, perché volevo sfotterlo per riderne. Per ridere.
La verità è che ognuno ha il proprio modo per non impazzire e questo, semplicemente, è stato il mio.
C’è chi si dedica a uno sport, chi al bricolage, chi fa l’amore (io manco quello, ma il perché lo scoprite leggendo il libro) chi rompe le palle al prossimo, chi mangia, chi beve e chi scrive.
Ecco, io scrivo per lasciare andare.